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Piante officinali
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Verbena officinalis L.

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Verbena officinalis L.

Famiglia: Verbenaceae
Nomi volgari: verbena, erba corce, erba sacra, erba colombina, erba crocina, erba turca, barbegna, erba della milza, birbina, virminaca, crebena.
Etimologia: verbena deriva dal Celtico “ferfaen” parola composta da “fer” = “scacciare via”e da “faen” = “pietra”, poiché la pianta era usata per curare problemi della vescica, in particolare i calcoli. Altra supposta origine del nome da “Herba veneris”, per le qualità afrodisiache attribuite alla pianta. Verbena era il nome classico romano per le “ piante d'altare” in generale e per questa specie in particolare, la usavano per sacrifici, da cui il nome volgare di “Herba Sacra”.

Morfologia:
pianta perenne, di aspetto erbaceo ascendente, con radice fusiforme; fusto ruvido, quadrangolare, legnoso alla base ramificato nella parte superiore, alta sino a 1 m.
Le foglie inferiori sono opposte, oblunghe, si restringono in un corto picciolo. Le mediane sono più grandi, trilobate, con il segmento centrale più sviluppato dei 2 laterali, questi ultimi sono oblunghi lineari e dentati. Le foglie cauline sono sessili, lanceolate, dentate o intere si riducono progressivamente. Tutte le foglie sono coriacee, di colore grigio-verde, pelose e rugose.
I fiori sono raccolti in lunghe spighe che formano una pannocchia all’ascella delle piccole brattee. Il calice è tubuloso, glanduloso, diviso in 4-5 denti. La corolla possiede 2 labbra poco distinte, rosa- lilla o bianche.
I frutti sono capsule compresse cuoriformi, all'interno divise in 4 logge contenenti ciascuna un seme.

Distribuzione – habitat – fioritura:

specie eurasiatica, in Italia è molto comune in tutto il territorio; la si può trovare negli incolti, ai margini delle strade e dei sentieri, nelle zone ruderali. Fiorisce da maggio a ottobre sino a 1.200 m.

Proprietà ed usi:
erba molto amara, aromatica, rinfrescante, diuretica, antinfiammatoria e analgesica: calma i nervi, aumenta la sudorazione e la secrezione lattea, frena le emorragie, migliora il funzionamento di fegato e cistifellea, stimola l’utero. Antinevralgica utile per alleviare i dolori mestruali; emmenagoga, stimola il flusso mestruale se scarso.
In caso di sinusite, si possono effettuare inalazioni respirando direttamente i vapori di un decotto di verbena caldo.
Grazie alle sue proprietà astringenti si può assumere in caso di diarrea o coliche intestinali. Nell’uso interno, essa stimola la produzione di succo gastrico e favorisce gli scambi metabolici.
Tranquillante naturale, utile nell'ansia, nell'insonnia e nella tensione nervosa.
L’infusione costituisce un eccellente gargarismo per le infiammazioni della cavità orale e per le piccole emorragie delle gengive, ottimo rimedio anche per detergere le piccole lesioni e infiammazioni della pelle.
In cosmesi l’infuso può essere per usato come decongestionante per gli occhi.

Note:
simile è la Verbena supina, si differenzia per avere una sola spiga apicale e per avere dimensioni minori.

Curiosità:
erba che appartiene al gruppo di “erbe magiche” di cui si consigliava la raccolta nella notte di S .Giovanni, ampiamente usata nel passato dai druidi che pare, dopo averla sfregata sul corpo, fossero in grado di esaudire qualsiasi desiderio, da stregoni e maghi per preparare filtri magici e incantesimi.
Non ha un bell’aspetto, ciò nonostante sia per i romani che la destinarono a cingere il capo degli ambasciatori, che per i celti, la verbena era pianta sacra, usata per i sacrifici, durante le cerimonie religiose e come simbolo di pace.
Sempre presso i romani, il primo giorno dell’anno, vigeva l’usanza di scambiarsi mazzolini di verbena in segno di buon auspicio.
Nei secoli, le credenze magiche e religiose si confondono e persistono presso molti popoli, i duidi, sacerdoti celtici, lavavano gli altari con infusi di verbena. Tutti concordavano nel ritenere la pianta una panacea contro tutti i mali: nel XVI secolo era utilizzata contro la peste, mal di denti e di cuore, per facilitare il parto ( proprietà poi confermata), le si attribuivano anche proprietà afrodisiache e ebbe un ampio uso medicinale come cicatrizzante e per combattere l'anemia, ai malati di foruncolosi veniva prescritto un curioso trattamento: il soggetto doveva passare la notte fuori casa tenendo una manciata di verbena avvolta in un panno e avvistata una stella cadente si doveva sfregare il panno sui foruncoli.
Plinio la riteneva utile per “estrarre sorti e predire l'avvenire", nella regioni della Francia settentrionale, veniva definita come "erba della doppia vista" pare favorisse la divinazione, la veggenza ed il sogno.
Per gli antichi greci, la verbena era in grado di alleviare la pene amorose.
Macinata e racchiusa in piccoli contenitori, era indossata intorno al collo come talismano contro mal di testa, a anche contro morsi di serpente e altri animali velenosi, e come portafortuna in generale.
Si riteneva inoltre, che la verbena, conosciuta anche con il nome di "louzaouenn-ar-groaz" = “erba croce”, fosse stata impiegata sulle ferite di Cristo crocifisso per fermarne il sangue e da qui la credenza che chi raccoglie questa pianta deve prima benedirla, ma già per gli antichi egizi era nata dalle lacrime di Iside piangente la morte di Osiride